Cosa si rischia incassando la pensione di un defunto | Pene severe

Con la morte di un parente il diritto alla pensione decade anche per gli eventuali cointestatari del conto: pene severe per chi continua ad incassarla

Pene per chi incassa pensione defunto
Pensione (Pixabay)

Quando muore un nostro familiare, uno degli adempimenti necessari da svolgere è quello di darne immediata comunicazione all’Inps. In caso contrario, infatti, l’ente previdenziale continuerà a corrispondere regolarmente la pensione. Tale obbligo spetta ai parenti del defunto, ma la comunicazione può avvenire anche per via telematica ad opera del Comune o del medico.

Tuttavia ciò, non esime i parenti del defunto ad avvisare immediatamente l’Inps del decesso. Infatti, incassare la pensione di una persona non più in vita potrebbe comportare l’apertura di un procedimento penale a carico dei colpevoli. Nel dettaglio, l’Inps venuta a conoscenza del fatto, non soltanto interrompe i bonifici bancari, ma è tenuto a denunciare l’accaduto alla Procura della Repubblica affinché si apra il fascicolo delle indagini.

Pene severe per chi incassa la pensione del defunto: cosa prevede la legge

Pene per chi incassa pensione defunto
Legge (Pixabay)

Quando si percepisce la pensione di una persona deceduta, il reato che si configura è l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato disciplinata dall’articolo 316 ter del codice penale. Tale condotta criminosa è punita con la reclusione da sei mesi a tre anni o da uno a quattro anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio con abuso della sua qualità o dei suoi poteri. Tuttavia, se la somma indebitamente percepita è pari o inferiore a euro 3.999,96 euro si applica soltanto la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro da euro 5.164 a euro 25.822. In ogni caso, la sanzione non può superare il triplo del beneficio conseguito.

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Invece, nel caso in cui l’autore del reato per poter incassare illegittimamente la pensione ricorra ad artifizi o raggiri si configurerà l’ipotesi più grave della truffa aggravata (art. 640 c.p.). Ciò avviene, ad esempio, quando l’agente induce in errore la pubblica amministrazione dolosamente. Tale fattispecie si verifica quando il colpevole produca documenti falsi o ometta notizie rilevanti all’interno di un quadro artificioso. Il configurarsi della figura di reato più grave (truffa aggravata) dipende chiaramente dal comportamento ingannevole del soggetto agente. La pena, in queste ipotesi, sarà della reclusione da uno a sei anni.

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