Dove destinare il TFR | Le soluzioni più convenienti

Ecco quali sono le migliori modalità di impiegare il TFR per trarre il maggior rendimento in rapporto alla carriera lavorativa. I dettagli

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TFR (Foto Adobe – pensioniora.it)

L’anno 2022 si è chiuso con un bilancio non certo positivo per il benessere della maggior parte dei cittadini italiani. Per questo, nell’ampio arco degli scorsi mesi, l’azione di governo è stata volta a sostenere economicamente le fasce della popolazione più deboli, soggette a povertà pregressa, quanto a progressivo impoverimento. Un processo questo avviato con la crisi internazionale che ha fatto schioccare la scintilla del noto rincaro delle bollette energetiche, quanto dell’accentuazione della corsa dell’inflazione.

Tale deriva ha indotto l’ultima legge di bilancio approvata, al perseguimento di una politica di sostegno del tessuto sociale duramente colpito dalle circostanze internazionali e di mercato. Pertanto, si è dato avvio ad una proroga di sei mesi sul distacco delle utenze per salvaguardare il passaggio della stagione invernale, quanto l’innalzamento del tetto reddituale ISEE a favore delle famiglie numerose. Oltre ai rinnovi delle misure economiche per la nuova annualità.

Dove destinare il TFR, tutte le modalità a seconda dei profili contrattuali

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Busta paga (Foto Adobe – pensioniora.it)

Sebbene radicalmente rivisto, il “nuovo” Reddito di Cittadinanza è stato rinnovato in una modalità di durata decisamente ridotta (solo sette mesi). Al rinnovo completo, invece, l’Assegno Unico e universale per le famiglie dei lavoratori dipendenti, che vedrà partire le nuove erogazioni ai nuclei che presenteranno entro il 1° marzo la domanda di rinnovo; l’inizio dei pagamenti è dato per il 1° aprile 2023.

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Mentre si susseguono i sussidi e le indennità protagoniste dello scorso anno, i lavoratori, in particolare i titolari di busta paga, possono contare, ancor prima di parlare di pensione, sulle nuove indicazioni per la destinazione del TFR relative al 2023. La destinazione del trattamento di fine rapporto è a scelta del lavoratore, il quale deve stabilirla entro sei mesi dall’assunzione. Il proprio TFR può trovar posto tra i Fondi di previdenza complementare, di categoria o di settore, oppure aziendali o territoriali.

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La quota è a carico del datore di lavoro se si parla di Fondi negoziali e di categoria: si tratta di forme di investimento agevolate, divise per linee garantite di investimento e linee con diversi profili di rischio. Le fluttuazioni connesse a queste ultime incidono inevitabilmente sul capitale, anche se sul lungo periodo (con un contratto a tempo indeterminato), le fluttuazioni negative possono essere compensate dai rendimenti di periodi positivi (tutti da riscuotere con la pensione). L’alternativa è la forma di retribuzione differita, con la liquidazione del TFR alla cessazione del rapporto di lavoro: ogni anno si rivaluta dell’1,5% in misura fissa e del 75% secondo l’indice ISTAT. Altrimenti, si può optare per la misura “secca” della rivalutazione del TFRal 17 per cento, utile per i contratti a tempo determinato e per lavori discontinui e instabili.

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