Cosa rischi se hai una donna delle pulizie senza contratto

Coloro che hanno una colf in casa devono regolarizzare il suo lavoro all’INPS per non incorrere in rischi e sanzioni

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colf contatto sanzioni lavoro nero (Foto Adobe-pensioni.it)

Sono sempre di più gli italiani che hanno una colf o una donna delle pulizie che si occupa dello svolgimento delle faccende di casa dietro compenso. Queste persone, così come anche le badanti, devono lavorare con un regolare contratto di lavoro. Nel caso in cui il contratto non c’è si rischiano delle pesanti sanzioni.

Anche una donna delle pulizie, dunque, deve essere assunta e iscritta all’INPS in modo tale che potrà versare i contributi previdenziali utili per raggiungere la pensione. Nonostante questo sono ancora tante le colf che lavorano in nero e i loro datori di lavoro soggetti a grossi rischi. Vediamo insieme cosa si rischia ad assumere una colf senza contratto.

Colf senza contratto? Ecco cosa si rischia

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colf contatto sanzioni lavoro nero (Foto Adobe-pensioni.it)

Una colf che non ha un regolare contratto di assunzione deve essere pagata in nero ma anche il lavoro domestico è disciplinato dal CCNL. Questo significa che anche questo lavoro  prevede stipendi precisi in base all’inquadramento della stessa colf: pagarla in nero significa pagare meno rispetto a quanto si pagherebbe con una regolare assunzione con contratto.

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Un pagamento in nero non tiene conto di tasse, contributi previdenziali Tfr e, spesso, il compenso è anche inferiore a quello stabilito dal relativo CCNL di riferimento. In questo caso il datore di lavoro sarà soggetto a sanzioni che scattano per la mancata comunicazione dell’assunzione e per omessa iscrizione all’Inps.

Le sanzioni vanno da 200 a 500 euro per mancata comunicazione di assunzione all’INPS; da 1.500 a 12 mila euro per omessa iscrizione all’INPS maggiorata di 150 euro per ogni giornata di lavoro effettivo, cumulabile con le altre sanzioni amministrative e civili previste contro il lavoro in nero. Ci sono poi le sanzioni che riguardano l’omesso pagamento di contributi che sono al tasso del 30% su base annua calcolate sull’importo dei contributi evasi con un massimo del 60% e un minimo di 3mila euro.

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La sanzione civile è cumulabile con le sanzioni amministrative per la mancata comunicazione e per la mancata iscrizione all’Inps nei termini stabiliti. Il datore di lavoro può inoltre incorrere in rischi penali se la colf, nel corso dello svolgimento del proprio lavoro dovesse infortunarsi o, se straniera, non essere in possesso del permesso di soggiorno. In questi casi si rischia l’arresto da tre mesi ad un anno e la sanzione di 5000 euro per ogni lavoratore impiegato.

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