Spid, rischia di sparire ad aprile: lo scenario

Lo SPID è ormai indispensabile per accedere a tutti i servizio della pubblica amministrazione ma ad aprile potrebbe essere cancellato: i motivi

Cosa succederà allo Spid da aprile
Spid (Pensioniora.it)

Lo SPID è un sistema di autenticazione in grado di consentire ai cittadini di accedere a tutti i servizi online della pubblica amministrazione. L’identità SPID è composta dal nome utente e dalla password. Per poterla richiedere è necessario prima di tutto aver raggiunto la maggiore età ed essere in possesso di un indirizzo email. A questo punto per ottenere l’identità SPID sarà sufficiente affidarsi ad dei soggetti che erogano tali credenziali SPID. Tra questi vi sono anche Aruba PEC, Namirial e Poste Italiane.

Si tratta di uno strumento che consente di dialogare anche in forma telematica direttamente con la pubblica amministrazioni, quali ad esempio l’Inps. Inoltre, è possibile ottenerlo anche attraverso la delega a un familiare. Alcune categorie di soggetti, infatti, come i disabili e gli anziani, talvolta, hanno non pochi problemi ad usare in autonomia l’identità digitale SPID. Dunque, questa fascia di individui potrà delegare una persona di fiducia, quali ad esempio i tutori, i curatori, e gli amministratori di sostegno.

Identità Spid, cosa succederà a partire da aprile 2023

Cosa succederà allo Spid da aprile
Spid (Pensioniora.it)

Tra qualche mese, precisamente ad aprile 2023, scadranno le convenzioni per la gestione dello SPID. Gli accordi erano già scaduti nel 2022 ma erano stati prorogati per un ulteriore anno. Tra l’altro, le spese per i servizi di assistenza ai cittadini e alle Pubbliche Amministrazioni sembrerebbero essere notevoli.

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Per tale motivo, i gestori hanno inviato una lettera al sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, in cui lo esortano a creare un fondo dedicato per coprire i costi del servizio. Essi, infatti, non ricevono alcun compenso e l’Agid aveva indicato la possibilità di un’erogazione una tantum di un milione di euro da dividere tra tutti.

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Si tratta, infatti, di una somma che avrebbe consentito alle aziende di coprire quanto meno i costi di aggiornamento professionale degli operatori dei call center. Ad oggi, sembrerebbe che i gestori abbiano presentato una nuova proposta con la richiesta di 50 milioni di euro. In sostanza, attualmente, non si conoscono ancora ulteriore dettagli su quale sarà lo scenario nei prossimi mesi.

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