Che pensione avrai se non hai molti contributi

Ecco quali importi mensili verranno erogati in alternativa al mancato raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia. Di cosa si tratta

che pensione si ottiene con pochi contributi
Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

La questione del raggiungimento di una buona pensione INPS rappresenta un tema che dal punto di vista del lavoratore, affiora sin dagli inizi della carriera professionale. In effetti, però, la responsabilità di un percorso atto al raggiungimento dei requisiti fondamentali per presentare la domanda all’Istituto, non è del tutto a carico del soggetto, bensì molto dipende dai sistemi pensionistici vigenti, i quali riflettono la fotografia previdenziale della nazione.

Dalle modalità applicate per il calcolo tra gli anni anagrafici e gli anni contributivi, come quelle che hanno portato al passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, lo Stato regola altresì le dinamiche che influiscono sul mondo del lavoro, sul flusso delle unità in entrata e quelle in uscita. Ad ogni modo, il fattore finanziario delle casse dello Stato, induce poi il governo a fare delle scelte per non compromettere la stabilità delle finanze concedendo un maggior numero di pensioni rispetto alla capacità erogativa.

Con pochi contributi, ecco la pensione che si aspetta

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Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Poco prima della definitiva stesura della attuale legge di bilancio, il governo Meloni aveva ipotizzato una sorta di bonus premiali in busta paga per quei lavoratori dipendenti, i quali nonostante avessero raggiunto i requisiti per il congedo anticipato e per la presentazione della domanda di pensionamento, hanno in seguito rinunciato e proseguito nelle loro mansioni fino alla soglia per la pensione di vecchiaia.

Tali bonus non sono stati più inseriti nella manovra, ma di fatto, così come si presenta oggigiorno il mondo del lavoro, la previdenza nazionale fa fatica a pagare le pensioni al vasto popolo degli anziani percettori e, d’altro canto, i lavoratori che contribuiscono con i loro contributi a rifornire le casse statali, sono sempre di meno e con contratti di lavoro discontinui. Dunque, anche le carriere finiscono per divenire discontinue e difficilmente possono garantire il tetto minimo di vent’anni di contribuzione versata all’età di 67 anni.

Ancor più arduo che tutti raggiungano i 41 anni di contributi versati continuativamente. Una prima alternativa, frutto della vecchia legge Amato è quella dell’anzianità assicurativa dei lavoratori che hanno pagato integralmente almeno un contributo almeno 25 anni della data di presentazione della domanda di pensione; gli anni richiesti sono 15 di contribuzione e almeno 10 anni di lavoro per periodi al di sotto delle 52 settimane. Se non ci sono contributi versati prima del 31 dicembre 1995, la richiesta per la pensione di vecchiaia prevede il raggiungimento dei 71 anni di età e di cinque anni di contributi versati integralmente dal 1 gennaio 1996.

 

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