Novità pensioni 2024, ecco l’Ape sociale estesa: cos’è

Quali possibili novità per le pensioni in Italia, ecco l’Ape sociale estesa che si prospetta per il futuro prossimo

riforma ape sociale
Ape sociale (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il tema della riforma delle pensioni rimane di strettissima attualità nel dibattito tra governo e parti sociali. I cambiamenti sociali ed economici rendono sempre più complessa la situazione del sistema previdenziale del Paese, stretto com’è dal controllo del debito pubblico e dall’invecchiamento della popolazione.

In questo senso le regole rigide della legge Fornero hanno permesso delle deroghe, ma non delle modifiche strutturali. Per cui le possibilità di uscita anticipata dal lavoro sono state poche e in genere abbastanza penalizzanti per i lavoratori. Va ricordato che attualmente il sistema in vigore è quello contributivo che convive con quello misto per lavoratori con un numero suffiiente di anni contributivi versati prima del 1996.

Ape sociale estesa, allargamento della misura

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Ape sociale (Foto Adobe – pensioniora.it)

L’Ape sociale ha rappresentato una delle formule meno penalizzanti per i lavoratori verso l’anticipo della pensione. Si parla infatti di estensione della misura allargando il numero delle professione interessate. La ministra del Lavoro Calderone si è detta disponibile ad affrontare la questione di una flessibilità di uscita allargata all’interno del sistema contributivo.

Particolare attenzione è rivolta a sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale “per verificare forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso tra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione“. Particolare attenzione è per il mondo della piccola e media impresa con misure ad hoc per queste situazioni, mirate anche alla staffetta generazionale dei lavororatori oltre che alla pensione.

All’Ape sociale accedono oggi i dipendenti di attività gravose, i disoccupati, i lavoratori invalidi con incapacità lavorativa almeno del 74 per cento, i caregivers che assistono conviventi da almeno 6 mesi, avere 63 anni di età anagrafica e aver maturato tra i 30 e i 36 anni di contributi a seconda dell’attività svolta.

S parla quindi di un allargamento delle attività che possono avere l’accesso a questa forma di pensione anticipata. Quello che emerge chiaramente dal dibattito è l’impossibilità di superare il sistema contributivo anche se l’importo degli assegni pensionistici è per molte categorie basso, in virtù di retribuzioni ridotte e carriere lavorative precarie, e non risolvibile esclusivamente ricorrendo alla previdenza complementare.

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