Se acquisti on line non commettere questo errore

L’estrema diffusione delle nuove modalità di spesa ha suggerito il proliferare di pericolosi trabocchetti succhiasoldi. Di cosa si sta parlando

Acquisti online (Foto Adobe – pensioniora.it)

Chissà se per tutti fosse stato prevedibile quanto l’emergenza sanitaria da Covid-19 costituisse uno spartiacque non solo esistenziale, ma anche tecnologico. La declinazione di questo senso coinvolge l’ambito lavorativo, il quale ha assistito al massiccio esordio del lavoro da remoto; ma anche l’ambito dei consumi, o meglio, di spesa. Su quest’ultimo punto è stata associata una vera e propria azione di contrasto al virus.

L’ascesa degli acquisti online ha avuto prevedibilmente il ruolo di compensare le numerose realtà produttive e di distribuzione sospese dalle misure anticontagio, compreso il rispetto del severo rispetto del confinamento domestico. Per evitare assembramenti presso i supermercati, sono stati offerti molteplici servizi di consegna a domicilio della spesa alimentare, precedentemente ordinata rigorosamente online o tramite app.

Acquisti on line, attenzione a non dare questo consenso

Acquisti online (Foto Adobe – pensioniora.it)

I dovuti cambiamenti (o progressi, che dir si voglia) non hanno lasciato indenni le abitudini legate ai pagamenti con carta magnetica: se da un lato, infatti, l’aumento delle modalità digitali sono servite a scoraggiare e a limitare l’uso del denaro e dunque dell’inevitabile passaggio del cash brevi manu, dall’altro, si è registrata un’evoluzione con il servizio “contactless” dei dispositivi POS e l’uso di QR code connessi alle app di internet banking.

Dal punto di vista prettamente telematico, gli utenti, nel frattempo divenuti pienamente consumatori digitali, hanno assorbito maggiore consapevolezza e maggiore tranquillità nei confronti degli strumenti di acquisti; ciò è avvenuto grazie alla fiducia acquistata nei confronti delle principali piattaforme di e-commerce, le quali si sono dotate di sofisticate certificazioni di sicurezza per blindare le transazioni sui loro siti web dall’attacco di trojan e malware.

Lo shopping online è divenuto indubbiamente una modalità per risparmiare tempo oltre che denaro. Questo accomodamento non è sfuggito ai truffatori e alle loro truffe 2.0 che hanno luogo proprio nei meandri del web, colpendo innanzitutto la privacy e la sicurezza sulla profilazione dei dati. Lo stratagemma più diffuso è quello di indurre gli utenti a determinati comportamenti che si riveleranno controproducenti verso loro stessi; prende il nome di “Dark Pattern” ed è ovviamente una pratica di sofisticati inganni: gli utenti, a loro insaputa, vengono coercizzati a fare scelte che danneggiano la loro privacy. Spesso si tratta soltanto del rapporto scorretto di alcuni siti che forzano il consumatore a comprare quel determinato prodotto, senza riflettere sulla reale necessità. Mentre le norme GDPR sono quotidianamente messe a rischio, la Commissione UE sta chiedendo al settore commerciale online di correggere le storture emerse dalle verifiche: tra queste, la mendace definizione di cookie necessari quando invece non lo sono.

 

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