Cartelle esattoriali, possono pignorarti il TFR della pensione?

Ecco quale destino aspetta il trattamento acquisito al termine di un’occupazione, se il contribuente ha dei sospesi esattoriali con lo Stato. I particolari

Cartelle esattoriali (Foto Adobe – pensioniora.it)

In un momento come questo, detto in termini brutali, urge fare cassa. Un’istituzione come l’INPS deve assolvere al pagamento di misure ordinarie come le pensioni, così come a misure straordinarie quali indennità e vari sussidi in grandi quantità. Difficile, anzi impossibile fare sconti, di fronte ad una realtà assillata dalla tremenda cornice di un’inflazione in crescita, giunta all’11,3%.

La stessa crisi energetica ha impattato sull’attuale legge di bilancio per due terzi delle risorse finanziarie a disposizione delle casse dello Stato. In termini di rigenerazione dei fondi occorrenti, il governo Meloni è ricorso ad un programma straordinario che tanto straordinario non è in seno all’insediamento di un qualsiasi esecutivo nel Paese Italia, ossia ha avviato una campagna di rottamazione delle cartelle esattoriali. 

Cartelle esattoriali, il TFR è soggetto a pignoramento?

TFR (Foto Adobe – pensioniora.it)

Dal mese di gennaio di quest’anno la periodica rottamazione delle cartelle esattoriali ha assunto il “marchio” di Rottamazione quater, dopo la Rottamazione ter avviata dal premier Conte per il recupero dei crediti statali dopo la fase emergenziale più drammatica dovuta ai contagi da Coronavirus. Pertanto, per l’ultima “versione” di questa nuova pace fiscale, il governo Meloni ha autorizzato, in prima battuta, lo stralcio dei debiti fino a mille euro.

Lo stralcio delle cartelle fino a mille euro investe i debiti compresi tra il 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, inclusi quelli competenti ad enti diversi dalle amministrazioni statali, fiscali o previdenziali; appartenenti dunque anche a Comuni ed enti locali. Tregua fiscale, invece, per le cartelle esattoriali sopra i mille fino a 3mila euro, i cui titolari beneficeranno della cancellazione di sanzioni e interessi e della riduzione del 50% sull’imposta evasa.

Insomma, difficile pensare a qualcosa di meglio per non approfittare di quest’opportunità. Certamente il latineggiante perseverare nell’errore attiva quei severi meccanismi di recupero che portano all’estrema soluzione del pignoramento dei beni. Attualmente la legge garantisce che alcuni beni di base non possono essere toccati; tra gli esclusi, si trova sorprendentemente il trattamento di fine rapporto (TFR), di cui una recente sentenza della Cassazione ne ha ribadito e confermato la pignorabilità. Il TFR rientra tra quelle somme accantonate che sono esigibili dalle pretese del creditore e dunque pignorabili una volta cessato il rapporto di lavoro; la forma di accantonamento, d’altronde, rappresenta un credito per il lavoratore, maturato per la sua costante condotto di lavoro, anche se egli lo acquisisce in via posticipata.

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