Pensione minima: quali lavoratori rischiano di averla in futuro

Potrebbe essere un futuro a rischio per la sussistenza dei lavoratori di oggi che potrebbero ritrovarsi con i ratei più bassi. Di cosa si parla

Pensione minima (Foto Adobe – pensioniora.it)

Negli ultimi decenni, sul piano previdenziale si sta assistendo alla continua formazione di piani transitori per regolare la fuoriuscita dal mondo del lavoro e il conseguente accesso al trattamento pensionistico INPS. Quello della pensione è un orizzonte che per ciascun lavoratore ha dei toni cangianti. Non è un caso che ogni anno venga varato un sistema provvisorio di pensione anticipata. 

Mentre la complessiva riforma delle pensioni implica tempi lunghissimi di discussione politica i piani di accesso al trattamento anticipato prevedono degli iter di approvazione tutto sommato molto più rapidi. Pertanto, la fotografia dell’attuale sistema pensionistico supportato dall’INPS include la pensione di vecchiaia, così come ereditata dalla dibattuta Legge Fornero, e da una pletora di opzioni relative ai congedi anticipati.

Pensione minima: chi sono i lavoratori che rischiano di percepirla

INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Le ragioni di questa insistente assenza di stabilità è legata alle continue trasformazioni della società italiana, della sua organizzazione, nonché alla trasversalità con le grandi crisi globali in atto. Inoltre, bisogna rammentare il rispetto di un equilibrio tra lavoratori in entrata e lavoratori in uscita; troppi neo pensionati possono causare il default per le casse dell’INPS; al contempo se troppi non possono uscire, troppo pochi saranno i giovani lavoratori davvero impegnati nel mercato del lavoro. 

Il tutto occorre considerarlo nella cornice di una società come quella italiana che invecchia sempre di più e fa meno figli; poche nascite si traduce – nell’idioma dell’attuale sistema contributivo – meno lavoratori che con il loro versamento dei contributi per la loro pensione futura, pagano i trattamenti dei pensionati di oggi; ergo, chi pagherà le loro pensioni, dato il graduale impoverimento del sistema produttivo?

Inoltre, per via della flessibilità (anche pronunciata come “precarietà”), gli attuali contratti di lavoro non consentono quel numero di anni di carriera continuativa richiesta per il riconoscimento dell’INPS: né i 20 anni della pensione di vecchiaia né i 41 anni dell’odierna Quota 103. Le proiezioni statistiche prevedono dunque che per il 2050, circa 5,7 milioni di lavoratori saranno destinati a ricevere la pensione minima. Un calderone che accorpa precari, Neet, working poor e “lavoro gabbia”, intrappolati – appunto – dalle gabbie salariali investite dalla progressiva povertà. Francamente non basterà affidarsi agli indici di rivalutazione ISTAT che permettono, come oggi accade, l’aumento dei ratei; si parla di un aumento risibile dato da un’inflazione che accentua pericolosamente il costo della vita.