Dopo quanti anni può arrivare una cartella esattoriale?

Cartella esattoriale, c’è un limite oltre il quale non ha più valore? Cosa prevede la legge in base al contenuto

cartella esattoriale
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Temutissima dai contribuenti in particolare dagli imprenditori e in generale da chi pratica un lavoro autonomo e da libero professionista, le cartelle esattoriali possono far molto male economicamente.

Ma decorso un certo periodo di tempo, però, è come se cadesse in prescrizione il debito che indica e che il cittadino destinatario deve pagare, non è più dovuto.

Cartella esattoriale, come si compone

Chiariamo innanzitutto cos’è. È l’atto con il quale l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, o altro ente creditore che può riscuotere i crediti, comunica al cittadino che c’è un debito da onorare, entro sessanta giorni da quando si riceve.

Trascorso il tempo indicato senza che il contribuente abbia effettuato il pagamento, l’ente che ha inviato la cartella procederà al recupero forzoso delle somme indicate. Lo può fare attraverso il pignoramento dei beni o iscrivendo ipoteca sui beni immobili di proprietà del creditore.

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Sono quatto le voci che compongono la cartella. Innanzitutto il capitale, ossia le somme originariamente dovute e non versate. Può darsi che siano imposte e tributi come Iba, Irpef o Irap, o sanzioni come multe.

Ci sono poi gli interessi maturati prima dell’emissione della cartella esattoriale e dovuti a causa del ritardo. Le sanzioni per l’omesso pagamento che vengono calcolate in percentuale sul capitale e sulla base del ritardo. Infine gli oneri di riscossione, noti anche come aggio. Sono in pratica soldi che si devono all’Agenzia delle Entrate per l’attività che ha svolto affinché avvenga il recupero del credito.

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I tempi

In alcuni casi arriva la prescrizione a salvare il creditore. È utile affinché chi deve ricevere, non faccia trascorrere troppo tempo. Se ciò avviene, per legge il debito è estinto.

Esiste dunque per esigenze di certezza del diritto. Le cartelle esattoriali che hanno ad oggetto le imposte locali come Tari, Imu, Tarsu e Tasi, si prescrivono in 5 anni. Stesso tempo per i contributi Inps, quelli dichiarati e non versati ma anche per quelli né dichiarati né versati.

Sono diversi invece i tempi per Iva, Irpef e Irap. La prescrizione è decennale ma la giurisprudenza non segue un unico filone in questi casi. In caso di recapito della cartella, è comunque importantissimo verificare tutti i dati e farsi aiutare da un esperto in materia come un avvocato o un commercialista.

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