Flat tax al 23%: cosa significa la proposta di Berlusconi

Rombano i motori per la campagna elettorale dei partiti; dal centro-destra un classico sempre nuovo per casse dello Stato. Di cosa si tratta

Flat tax al 23%: cosa significa la proposta di Berlusconi
Flat tax (Foto Adobe)

A dir la verità, poche volte si è vista un’intensa attività di governo nel momento in cui il primo ministro, insieme al Presidente della Repubblica, lo hanno dichiarato dimissionario. Stiamo assistendo al varo delle misure incluse in particolar modo nel Decreto aiuti-bis, con il lancio di vari bonus previdenziali e per il lavoro subordinato, oltre all’ok alla rivalutazione anticipata di pensioni e stipendi già dal prossimo ottobre.

Per concludere, c’è stato anche il tempo per rendere effettivi un bonus libri e uno per gli insegnanti scolastici “esperti”. Chissà ancora quante carte ha ancora da giocare il governo uscente da qui fino al suono del campanellino in mano al nuovo premier. Certo, fino al voto del 25 settembre 2022, le questioni aperte sono ancora molte, e probabilmente un buon numero di decisioni saranno prese direttamente dal successore di Mario Draghi. 

Flat tax al 23%, ecco qualche delucidazione

Flat tax al 23%: cosa significa la proposta di Berlusconi
Flat tax (Foto Adobe)

Sta di fatto che sul viale del tramonto dell’attuale governo si vedono più ombre che luci: non si sarà il tempo materiale per una discussione ponderata per una nuova riforma pensionistica, assolutamente indispensabile, che prenda il posto della misura provvisoria Quota 102 (64 anni d’età più 38 anni di contributi) in scadenza il 31 dicembre 2022. Sui futuri pensionati di domani sembra invece incombere lo spettro della “sospesa” Legge Fornero, di nuovo attiva dal prossimo 1° gennaio senza un’alternativa.

Insomma, ogni partito sta iniziando a divulgare la propria idea di mondo sull’argomento: chi vuole proseguire sulla scia delle riforme dell’attuale governo potenziando gli attuali strumenti normativi, chi pensa a soluzioni miste, chi invece a misure secche. Come sempre, l’ultima parola (ma a governo bell’e pronto) ce l’avranno le casse dello Stato, che sin d’ora devono confrontarsi con una rivalutazione ISTAT che metterà in difficoltà l’INPS, con l’Assegno Unico (forse) a rischio e con l’incertezza che comincia a far tremare il Reddito di Cittadinanza.

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Anni di campagna elettorale hanno proposto le ricette più diversificate e anche in questa tornata è riemersa una vecchia proposta (quella di Silvio Berlusconi e del suo Popolo delle Libertà) che non forse stata indagata con attenzione: la flat tax. È un po’ un classico della politica del Centro-destra, basato su una tassazione secca al 23% per tutti, famiglie e imprese.

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A detta del leader PdL, grazie alla sua formula che non lascia margini a evasione ed elusione fiscale, essa stimolerà l’economia e l’occupazione, nonché agevolerà l’assunzione dei giovani nelle aziende; 57 sono i Paesi nel mondo che l’hanno adottata, registrando un aumento del 30% delle entrate: ciò è dovuto alla capacità di far emergere il PIL sommerso (dixit).

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