Chi ha la badante straniera a nero deve preoccuparsi

Anche l’assistente extracomunitaria che si occupa della persona non autosufficiente, è inclusa nel sistema contributivo. Come regolarizzarla

badante straniera a nero
Badanti (Fonte Adobe)

Il Paese Italia, come è noto, è un paese sempre più vecchio. La popolazione invecchia mentre la demografia perde progressivamente un maggior numero di nascita. Soltanto di recente le statistiche hanno rilevato il superamento degli over 65 sugli under 25, rimasti – questi ultimi – impantanati nella ricerca del posto da occupare nella società italiana. Un problema sociale sì, ma non per colpa della società; ma un preoccupante interrogativo per l’amministrazione e la politica.

Non è certo una cattiva notizia godere della presenza di una nutrita popolazione anziana, spesso e volentieri dall’età ragguardevole. La questione alberga là dove si sono impaludate le percentuali di crescita dei più giovani. In prima battuta, ciò apre nettamente il dibattito su chi, in assenza di un quantitativo sufficiente della forza lavoro più giovane oggi, dovrà pagare le pensioni di domani; al contempo l’accesso al mondo del lavoro in giovane età è tutt’altro che facile.

Badante straniera non regolarizzata: cosa rischia il datore di lavoro

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Assistenza alle persone non autosufficienti (Fonte Adobe)

Meno giovani, significa meno figli; meno figli, vuol dire per le persone che matureranno sino alla vecchiaia di affrontare da sole i problemi di salute correlati all’età. Con un’evidente incertezza in caso di non autosufficienza. Già oggi, si osserva come nelle famiglie, l’anziano genitore non può ricevere un buon accudimento da parte dei figli poiché  questi ultimi non possono sottrarsi in alcun modo alle attività lavorative (a meno che non si benefici della legge 104).

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La decisione più comune è la seguente: affidare il proprio caro ad una badante. L’identikit “vuole” che quest’ultima sia straniera, in maggioranza extracomunitaria, e che forte necessità di lavorare (e mettere da parte soldi) si faccia pagare “a nero”, rinunciando ad ogni garanzia. Ma la mancata regolarizzazione mette a rischio anche chi assume. Innanzitutto, occorre che la lavoratrice sia in possesso di un regolare e valido permesso di soggiorno. A questo, deve seguire l’invio in Questura della copia della Comunicazione Obbligatoria di Assunzione.

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In presenza dei requisiti richiesti dal Ministero degli Interni, la regolarizzazione (o “sanatoria”) comporta un contributo forfettario pari a circa 500 euro, a carico del datore di lavoro. Se la badante extracomunitaria si trovi nel suo Paese d’origine, il datore deve richiedere il permesso di soggiorno secondo la causale per motivi di lavoro. L’accesso in Italia dipende dalle quote autorizzate col Decreto Flussi. Ad ogni modo, l’assunzione di una badante senza permesso di soggiorno costituisce un reato che prevede tanto la reclusione da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni, quanto una multa di 5.000 euro.

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