Che pensione può avere chi non ha mai lavorato in regola

Chi non è stato mai regolarizzato è completamente sconosciuto all’INPS, e pertanto è come se non avesse mai lavorato. Cosa comporta

pensione per chi non ha mai lavorato in regola
Lavoro sommerso (Foto Adobe)

In Italia, il lavoro a nero rappresenta una realtà sociale alla quale le norme danno costantemente battaglia. Questa forma risulta come un cancro che si infiltra nelle voragini delle politiche inerente al lavoro e trova le porte aperte là dove la rete di tutele non sortisce gli effetti sperati. Senza dimenticare, che nella sofferta penuria di possibilità lavorative, per il soggetto in difficoltà rappresenta un approdo seppur pericoloso.

Il lavoratore facente parte di questa realtà “sommersa” presente in quei settori dove la regolarizzazione è tutt’altro che capillare, aderisce ugualmente a quella che in fondo è una proposta in bianco priva di tutele, preferendo i rischi imminente che essa comporta, senza orizzonti a lungo termine, che niente. E spesso ad essere coinvolte sono le persone venute in Italia a lavorare ma prive della necessaria conoscenza dei loro diritti. 

Lavoro non in regola, è necessario comunque un numero minimo di contributi

pensione per chi non ha mai lavorato in regola
Lavoro sommerso (Foto Adobe)

Tra i diritti di un lavoro che la mancata regolarizzazione omette c’è sicuramente la prospettiva pensionistica: in sostanza, niente contributi. Tale condizione – è bene ricordarlo – costituisce un reato per il lavoratore, ma le conseguenze penali più gravi ricadono sul “datore” di lavoro. L’erogazione della pensione richiede almeno venti anni di contributi: il “minimo” previsto dalla pensione di vecchiaia a 67 anni.

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Potrebbero bastare anche meno anni, ovvero sia quindici anni contributivi, ma gli anni anagrafici sono innalzati a 71. L’assenza di contributi fa risultare come si fosse mai lavorato. Nonostante ciò, l’ordinamento supplisce alla mancanza di un impiego stabile (che certo non vuol dire “a nero” o irregolare) prevedendo la cosiddetta pensione sociale, o meglio l’assegno sociale. 

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L’assegno sociale è una misura economica assistenziale che giunge con un minimo di cinque anni di contributi, ma non prima dei 71 anni di età: si chiama pensione di vecchiaia contributiva. Per ottenere l’assegno sociale, è necessario avere un’età almeno di 67 anni e rispettare il limite di Reddito che per l’anno 2022 è stato fissato a 6.085,43 euro se singoli, oppure a 12.170,86 euro se sposati. Riconosciuto in tredici mensilità, l’importo mensile parte da 468,11 euro.

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