A che età si potrà andare in pensione nel 2023

Dal prossimo anno le novità che verranno introdotte fisseranno i nuovi tetti di età per coloro che raggiungono oggi i requisiti. Ecco le scelte

in pensione quando nel 2023
Pensione INPS (Foto Adobe)

Sin dalla campagna elettorale che ha preceduto l’insediamento del governo Meloni, si è conoscenza di doversi confrontare con una questione irrisolta che non poteva certo trovare una risoluzione sotto le insegne dell’esecutivo di Mario Draghi dimissionario. Si parla di pensioni INPS e dell’urgente istanza da dipanare prima della fine di quest’anno: la riforma pensionistica.

Al 31 dicembre 2022 scadrà la “provvisoria” Quota 102, la misura previdenziale che include la somma di 38 anni di contributi versati più 64 anni di età. Una nuova misura è necessaria per scongiurare il ripristino automatico dal 1° gennaio 2023 della sola riforma delle pensioni ad oggi in piedi, la controversa Legge Fornero. Non ci sarà però tempo per un’ampia discussione parlamentare e si andrà plausibilmente verso una nuova misura a scadenza.

Quali saranno le uscite per la pensione a partire dal 2023

in pensione quando nel 2023
Pensione INPS (Foto Adobe)

La proposta leghista che si sta convertendo sempre più come un disegno di legge, parla della declamata Quota 41, ossia il tetto minimo raggiungibile di 41 anni di contributi. Inizialmente non si era a conoscenza dell’età pensionabile, mentre oggi la futura misura è ridefinita Quota 103, in quanto gli anni anagrafici per l’uscita sono fissati a 64. Senza ripensamenti dell’ultimo minuto, è quella che sarà attivata dall’inizio del 2023.

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Il punto di riferimento resta comunque la pensione di vecchiaia, ovverosia la fuoriuscita dal mondo del lavoro a 67 anni con almeno 20 anni di contribuzione, eccetto per i lavori usuranti per i quali è previsto il congedo all’età di 66 anni e 7 mesi, in possesso di 30 anni di versamenti. A latere delle proposte, è stata infine accantonata la possibilità di ricevere un incentivo premiante per ritardare il congedo dalle proprie mansioni pur a requisiti raggiunti.

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Per quanto riguarda le pensioni anticipate, le alternative rimangono due. La prima è l’ordinario pensionamento con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi per le donne; senza limiti anagrafici e senza essere soggetta agli adeguamenti sull’aspettativa di vita fino al 2026. La seconda è l’uscita con 41 anni di versamenti per i lavoratori “precoci”, che posseggono 12 mesi di contribuzione effettiva raggiunti antecedentemente al 19° anno d’età.

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