Pensione minima INPS 2023 | Spetta questa cifra

Con il nuovo anno sono in arrivo delle buone notizie per i titolari di prestazioni di importo basso, è previsto un aumento della pensione minima

Pensione minima perequazione
Pensione minima (Foto Pixabay)

Con il 2023 è in programma la rivalutazione delle pensioni al costo della vita sui dati relativi all’aumento dei prezzi rilevato dell’Istat. Già nei mesi scorsi il governo aveva concesso un anticipo su queta rivalutazione che con l’anno nuovo verrà quindi completata. Il Ministro dell’Economia ha firmato il decreto che indica la percentuale di rivalutazione proprio nei giorni scorsi.

L’indicizzazione è pari al 7,3 per cento al lordo dell’anticipo del 2 per cento effettuato da ottobre per i pensionati con trattamenti entro i 2692 euro mensili. La misura è nota come perequazione annua per i trattamenti previdenziali pubblici e avviene in base ai dati registrati dall’Istat nei primi nove mesi dell’anno in corso.

A quanto ammonta il trattamento per la pensione minima per il 2023

Pensione minima perequazione
Pensione minima (Foto Pixabay)

Il calcolo per i trattamenti deve tener conto degli anticipi già erogati nei cedolini delle pensioni nei mesi scorsi. In effetti la percentuale indicata del 7,3 per cento deve essere conteggiata tenendo conto dell’anticipo, scendendo quindi al 5,3 per cento la rivalutazione recepisce l’acconto di ottobre.

Così i percettori di pensione al minimo riceveranno 563,73 euro corrispondenti a 7.328,49 euro all’anno, invece dei 525,38 euro, cifra definitiva per l’anno corrente. Questa rivalutazione è applicata a tutti i trattamenti previdenziali erogati dal pubblico, ma con modalità diverse che variano a seconda le fasce di importo.

Nello specificole variazioni sono del 100 per cento dell’inflazione per gli assegni compresi fino a 4 volte il trattamento minimo; 90 per cento per quelli compresi tra 4 e 5 volte il trattamento minimo (quindi del 6,57 per cento) e del 75 per cento per quelli superiori a 5 volte il predetto trattamento minimo (quindi del 5,475 per cento).

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Gli incrementi previsiti vanno a contrastare gli effetti dell’inflazione e degli aumenti dei prodotti energetici. Ma la necessità di contenere le spese dei conti pubblici e gli impegni presi a livello internazionale, spingono il governo a valutare anche dei tagli.

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Infatti già si sussurrà di riassorbire fondi ricalcolando le percentuali di perequazione dei versamenti oltre le  4 volte il trattamento minimo diminuendo il tasso di rivalutazione vero e proprio. Ma per queste scelte bisognerà attendere la legge di bilancio 2023

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