Mutuo, passare dal variabile al fisso | Quando conviene

Ecco i pro e i contro di un passaggio che potrebbe essere decisivo per ridimensionare la rata del proprio finanziamento. I dettagli

passare dal variabile a fisso nei tassi mutuo
Mutuo casa (Foto Adobe)

In questo ultimo trimestre dell’anno, l’attuale crisi energetica è passata non soltanto dai gasdotti che attraversano mezza Europa, ma anche per i tariffari prima del carburante e del grano, e poi fino ai prezzi dei beni di consumo incalzati dalla perdurante inflazione. In un’ultima mutazione del contagio, la crisi si è trasformata nella ennesima – di una lunga serie iniziata col nuovo millennio – crisi economica. 

La graduale perdita del potere di acquisto ha eroso i bilanci familiari, gli stipendi e ovviamente le pensioni delle fasce economicamente svantaggiate. Tale condizione è stata aggravata con i rincari che hanno colpito le bollette delle utenze domestiche, lasciando al freddo, in taluni contesti, case e, lasciando spenti i macchinari di non poche realtà imprenditoriali.

Mutuo, passare dal variabile al fisso: perché oggi è una soluzione per pagare meno la rata 

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Mutuo casa (Foto Adobe)

In realtà, la crisi del gas è stata caratterizzata da un’ulteriore incidenza. Diminuendo la capacità di risparmio per pagare i riscaldamenti, non pochi nuclei familiari hanno dovuto rinunciare a presunte sicurezze, nonché ai sogni e ai desideri tipici della volontà di progredire l’esistenza si se stessi e dei propri figli. Insomma, non è rimasto indenne il desiderio di molti di approdare all’acquisto di una casa. 

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Durante la scorsa estate, l’inflazione aveva raggiunto un livello stabile e gestibile, tanto che si è potuto parlare di tassi d’interesse sui mutui per la casa davvero convenienti: addirittura l’Eurirs dei tassi fissi sui finanziamenti risultava migliore rispetto al suo omologo dei tassi variabili, l’Euribor. Con l’autunno, l’innalzamento dei tassi voluto dalla Banca entrale Europea ha annullato qualsiasi occasione di risparmio.

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Pertanto, si è finito per registrare un’impennata degli affitti, segno palese della rinuncia all’acquisto immobiliare. Nel pericolo di un nuovo rialzo, suggerito dallo spread attestatosi ad un valore compreso fra 230 e 250 punti nel giro di un anno, il governo Meloni sta studiando una misura per il passaggio in massa dal tasso variabile a quello fisso. Le attuali condizioni del mercato al 3,80 per cento si tramuterebbero, passando al fisso, in un finanziamento con restituzione ventennale al 2,54 per cento (a sua volta, più bassa del piano decennale al 2,86 per cento). Lo stesso risparmio, oggi, si registra per i mutui a 25 anni: sebbene l’iniziale percentuale del variabile è al 1,7 per cento, dopo vent’anni, il tasso fisso consente di andare verso la fine della restituzione con una percentuale del 2,77 per cento. Ancora oggi, dunque, il mutuo fisso concorre a far pagare meno la restituzione del finanziamento rispetto al mutuo variabile.

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