Questi lavoratori da casa potranno avere buoni pasto

Esiste una differenza fondamentale al livello legislativo tra lavoro da remoto e smartworking. Chi ha diritto ai buoni pasto?

lavoro agile e lavoro da remoto differenza
Smart working (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Da quando la pandemia ha preso il sopravvento, in particolare nel periodo clou dell’emergenza sanitaria, tutte le attività quotidiane sono state modificate, compresa quella lavorativa. Il lavoro si è spostato dall’ufficio al domicilio, con annessi vantaggi e problematiche, specialmente date dal fatto che in Italia lo smart working è una novità, e dunque in una fase iniziale piuttosto improvvisato. Tanto per cominciare dall’etichetta. È stato definito smart working ogni tipologia di lavoro da casa. Ed invece non è così. Per la legge del 2020 lo smart working è equiparabile al lavoro agile, mentre il restante è il lavoro da remoto.

In seguito allo spostamento, o alla nascita, di tutta una serie di lavori che si potevano svolgere da casa, è stato necessario inserire delle norme che li regolassero. Dagli orari al diritto o meno ai buoni pasto. Ma purtroppo solo per alcuni lavoratori.

Lavoro agile e lavoro da remoto, chi ha diritto ai buoni pasto?

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Lavoro da remoto (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Chi legifera deve stare bene attento alle definizioni. In questo caso sono stati definiti i confini del lavoro agile e da remoto solo per i lavoratori del pubblico impiego. Facendo una distinzione, le due tipologie avranno accesso a differenti vantaggi. Il lavoro agile, o smart working, è un lavoro subordinato in cui ciascun ente ne definisce le regole con il lavoratore, senza orario né luoghi di lavoro vincolati. Il lavoro da remoto invece prevede un vincolo di tempo e di luogo, anche se distaccato dalla sede abituale. Dunque i lavoratori da remoto del pubblico impiego hanno diritto ai buoni pasto, mentre chi lavora in maniera agile, o in smart working, non ne ha diritto.

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Questa in sostanza la disciplina. Gli sforzi compiuti in questi due anni sono stati di equiparare al livello contrattuale perfettamente chi lavora da remoto e chi lavora in presenza, introducendo anche la possibilità dei buoni pasto. Cosa che invece non è affatto garantita, e pare non se ne abbia diritto, agli smartworkers, che non hanno vincoli né di tempo né di luogo.

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