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Si cercano con urgenza questi lavoratori | C’è anche il tuo mestiere?

Sembra almeno il 50 per cento delle richieste di lavoratori resti non solo senza assunzioni, ma anche senza colloqui. Cosa sta succedendo

Assunzioni urgenti (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Il mondo del lavoro è spesso bersaglio di crisi sia sistemiche che provvisorie. Quando si genera un declino di carattere economico, non può che pirofilarsi il suo côté sulla superficie del tessuto sociale e, dunque, il passo è breve nella messa in discussione dei posti nelle mansioni che i lavoratori cercano quotidianamente di difendere con le unghie e con i denti. È sufficiente che il consumo rallenti per mettere un improvviso freno alla produzione.

Per non parlare quando sullo sfondo dei contagi da Coronavirus, il governo ha instaurato le misure di emergenza sanitaria nazionale, le quali oltre agli obblighi di protezione del volto e delle vie aeree, oltre che ai punti di contatto (le mani), ha decretato il ben più sgradevole confinamento domestico, con milioni di cittadini barricati in casa e costretti ad uscite estremamente contingentate ed eccezionali (per la spesa alimentare e poco altro). Mentre i supermercati sono rimasti a fornire uno dei servizi più irrinunciabili, molti altri tipi di esercizi, nonché piccole e medie aziende non sono riuscite a sostenere i costi di una chiusura imposta e forzata.

Si cercano con urgenza questi lavoratori, ma non si trovano

Assunzioni urgenti (Foto Adobe – pensioniora.it)

In questi casi, l’affluenza di lavoratori – in particolare i lavoratori dipendenti – sulle misure reddituali di garanzia – ovvero la cassa integrazione e altri sussidi – non può che essere altissima e con pesantissimi costi a carico delle casse statali e del contribuente. Agli strumenti sopracitati, vanno poi aggiunti sostegni quali l’indennità di disoccupazione, Naspi, fornita tanto ai lavoratori dipendenti, quanto ai collaboratori e ai lavoratori a progetto per un tempo necessariamente limitato.

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Sulle casse dello Stato, non sono mancati gli effetti sortiti dalle misure emergenziali che sebbene in ritardo, hanno raggiunto altresì i disoccupati tra le partite iva e i liberi professionisti tramite gli accrediti dell’INPS. È vero che su un profilo di stagnazione già presente prima di ogni tipo di crisi, è sorto l’indispensabile il Reddito di Cittadinanza nei confronti di coloro che difficilmente sono in grado di reinserirsi nell’ambito professionale.

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Eppure, in linea generale, l’Italia perde annualmente migliaia di lavoratori. Molte imprese vivono una vera e propria emergenza a reperire autisti, edili, elettricisti, meccanici, idralici, tecnici ICT, o progettisti di software. Si stimano circa 1.406.440 posizioni mancanti: coprono il 42,7 per cento delle assunzioni preventivate; in altri termini, manca un lavoratore su due. Il dramma colpisce l’artigianato, ma gli effetti peggiori sono sortiti anche nel settore digitale, con la disperata ricerca di 3.750 lavoratori. La voragine è estesa a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, ma i picchi del fenomeno si registra nelle regioni del sud, Calabria e Puglia in primis. Oltre al calo demografico, parte in causa è dovuta alla distanza tra scuola e lavoro, oltre alla lacuna italiana nel prendere per tempo il treno della rivoluzione digitale. A dare uno scossone a questo pernicioso spaccato, non potranno che essere le chiavi che sono alla base del problema stesso: adeguamento dei contratti nazionali e aumento delle retribuzioni.

Pubblicato da
Roberto Alciati