Pensioni, può scoppiare la bomba | Beffa per gli italiani

Le pensioni del 2024 saranno soggette ad una svalutazione comportata dal tasso d’inflazione sempre più alto. Cosa sta succedendo

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Pensione (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Non è semplice spiegare in maniera comprensibile, e soprattutto non noiosa, i temi economici e finanziari. Purtroppo, volenti o nolenti, le politiche economico finanziarie ricadono sulla vita di tutti i giorni dei cittadini. E se ne stanno accorgendo coloro che stanno andando in pensione in questi anni. È necessario fare un passo indietro. La pnesione contributiva è stata inaugurata il primo gennaio 1996. In precedenza il calcolo delle pensioni era interamente retributivo.

In sintesi il sistema contributivo prevede che tutti gli anni di contributi versati durante la carriera, soggetti a rivalutazione annuale, si accumulano e vanno a formare il cosiddeto montante contributivo. Necessario a stabilire l’importo delle pensioni e la pssibilità stessa di uscire dal mondo del lavoro. Per terminare la cornice sullo storico, si deve aggiungere che per coloro che alla data del primo novembre 1996 avevano maturato almeno 18 anni di contributi il sisitema contributivo viene rimandato al primo gennaio 2012, consentendo a questi lavoratori di accumulare una pensione più generosa.

Pensioni, cosa accadrà nel 2024

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Pensione (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Le stime arivano da esperti economisti, e sono state pubblicate nel dettaglio dal Sole 24 ore. Controllando lo storico sulle rivalutazioni annuali delle pensioni, si nota che dal 2008 gli aumenti annuli diminuiscono sempre di più fino ad arrivare in negativo. E nello specifico a -9,53% nel 2022. Ciò significa che se il trend rimarrà questo, o peggiorerà, dato che il tasso d’inflazione è in crescita inarrestabile, chi andrà in pensione nel 2024 vedrà penalizzato il proprio montante contributivo tanto faticosamente accumulato negli anni. Ed una volta stabilita la cifra delle pensioni, quella rimane.

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Questo perché la rivalutazione delle pensioni annuale, introdotta dalla legge Dini / Treu, dipende dalla media del tasso medio del Pil nominale degli ultimi 5 anni, dai quali viene escluso sia l’anno del pensionamento che il precedente.

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Evidentemente in questi anni l’Italia non è stata in grado di produrre un Pil tale da favorire sia i citadini che le rivalutazioni annuali delle pensioni. Se i numeri non cambieranno rotta in breve tempo, chi andrà in pensione il prossimo anno verrà pesantemente penalizzato

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