Pensione: quanti anni dovrai lavorare se sei partita iva

Ecco quanto sarà lunga la carriera professionale di uno degli attuali lavoratori autonomi per il necessario cumulo degli anni contributivi. I dettagli

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Contributi pensione (Foto Adobe – pensioniora.it)

Mai come in questo frangente storico il mondo del lavoro è sotto una sistematica e permanente trasformazione. Le cause o le ragioni di questo processo senza soluzione di continuità sono dettate dalla variegata natura delle dinamiche: la demografia della nazione, l’età media (o l’invecchiamento) della popolazione, l’assorbimento dei cambiamenti tecnologici e, più banalmente ma non meno importante, il credito delle casse statali. 

Nonostante occorra inserire con una certa priorità nuove leve generazionali di lavoratori, una fuoriuscita anche parziale di coloro che hanno raggiunto i requisiti minimi per ottenere il trattamento pensionistico, è pressoché impossibile; dunque, ciò avviene sostanzialmente col contagocce, a fronte del pericolo di mandare in default le casse dell’INPS. Al contempo, la nazione invecchia, pochi – rispetto a quanti ne occorrerebbero – lavoratori vengono inseriti, e quindi altrettanto scasi sono i contributi incassati dai datori di lavoro per pagare le attuali pensioni.

Pensione: quanto versare e per quanti anni con la partita iva

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Contributi pensione (Foto Adobe – pensioniora.it)

Per il lavoratore stesso, di fronte ai variabili sistemi pensionistici attuali, più o meno provvisori e prorogati, legati sia alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia, si ritrova spesso a dover fare i conti circa gli anni anagrafici e soprattutto gli anni contributivi necessari per vedere poi alla luce l’agognato congedo. Nella cornice della attuale fluidità che caratterizza oggi il lavoro, non facile gestire la propria speranza di pensione per il lavoratore dipendente, e lo è ancor meno per il lavoratore con partita iva. 

Si tratta di un trattamento estremamente differenziato, dal momento che il libero professionista, nell’obbligo di versare autonomamente i contributi all’INPS, si affida all’apposito meccanismo della Gestione Separata. I contributi da versare sono di due tipi: il minimale; l’eccedente il minimale. Il primo comporta il versamento obbligatorio ed è prestabilito da un importo deciso dall’INPS, e non sulla base dei ricavi personali.

L’importo dei contributi minimi varia di anno in anno, ma si aggira intorno a 15.953 euro. Ad essi si possono aggiungere, appunto, i contributi eccedenti. Alla base contano dunque i contributi che si riescono a versare e il reddito guadagnato, in considerazione della tipologia di professionalità. Pertanto un lavoratore a partita iva con regime forfettario si ritroverà penalizzato nella prospettiva pensionistica, per via della riduzione del 35% sui contributi richiesti. Di fatto, con almeno 20 anni di contributi, si può accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni; altrimenti resta lo stesso la possibilità della pensione anticipata con l’odierna Quota 103: 41 anni contributi versati e 62 anni di età.

 

 

 

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