Come sapere se un vecchio buono fruttifero è ancora valido

Per conoscere quanto ha reso o sta rendendo il titolo quasi dimenticato, basta rivolgersi direttamente a Poste Italiane e in particolare a questo servizio

Buono fruttifero (Foto Adobe – pensioniora.it)

Mai come in questo momento storico, un ruolo fondamentale per la sussistenza propria e quella degli altri (si intende gli altri componenti di un nucleo familiari che beneficiano di un reddito principale, fondamentalmente) è rivestito dai risparmi. È vero, le casse dello Stato, ovvero dell’INPS, fanno quel che possono: per mezzo dell’ultima legge di bilancio, molte sono state le misure economiche prorogate a favore dei redditi più svantaggiati.

D’altro canto, il credito a disposizione non è certo illimitato, e il lavoro di erogazione procede in base ad un ordine di priorità molto stringente. Per tale motivo, nonostante la garanzia che i soldi verranno accreditati, le tutele in merito alle tempistiche di approvvigionamento di tali risorse sono largamente opinabili. Pertanto, buona parte della partita finisce per giocarsi sul campo autonomo delle disponibilità suggerite dalle proprie tasche.

Quanto rende il vecchio buono fruttifero? Poste risponde con questo servizio

Risparmi (Foto Adobe – pensioniora.it)

Sul fronte del risparmio, di base – occorre premetterlo data la suscettibilità dei tempi – le famiglie italiane non sono secondo a nessuno: nel mondo. Le classiche, periodicamente rinnovate, continuano a parlar chiaro: in ambito internazionale, l’Italia è il Paese con il più alto numero di risparmiatori in rapporto alla propria demografia. Per meglio dire, esso si fa depositario della più alta giacenza presente nei forzieri degli istituti di credito.

Ovviamente, quello di mettere in fila una somma sopra l’altra non è certo un hobby; anzi, di questi tempi appare come una sfida psicologica. È anche però un richiamo ad una tradizione che ha superato il secolo e mezzo. Il principale referente nella cornice di quest’attitudine è senza dubbio Poste Italiane. Il Gruppo – questo è oggi – ha proiettato alla potenza del futuro la sua antica concessione dello Stato relativa alla gestione dei piccole e medi risparmi delle famiglie, mediante gli odierni strumenti della tecnologia.

Grazie ai molteplici servizi di personalizzazione, mezzi quali il libretto postale e i buoni fruttiferi sono stati gradualmente investiti in un processo di profondo rinnovamento e stanno dunque conoscendo una permanente nuova stagione. Oggigiorno, i buoni postali, in particolare, promettono interessanti rendimenti anche sul medio e breve termine; nello specifico, la convenienza si manifesta se si deposita nuova liquidità. Resta comunque la garanzia di Cassa Depositi e Prestiti sul rischio e le note peculiarità: la tassazione agevolata al 12,50% e l’esclusione dall’imposta di successione. I termini di scadenza più lunghi non superano i 25 anni, contro i passati buoni trentennali. Magari qualcuno ha nel cassetto uno degli ultimi esemplari e probabilmente vuole sapere quanto sta rendendo. Semplice: sul sito di Poste, nella sezione dedicata ai buoni, basta connettersi al simulatore ed inserire il valore iniziale e la data di sottoscrizione. Forse è il momento di correre immediatamente presso l’ufficio postale.

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