Questi lavoratori rischiano trattenute in busta paga: il motivo

Ecco per quale motivo il Fisco può esigere il conguaglio su alcune voci del lavoro dipendente. Potrebbe succedere dopo la dichiarazione dei redditi

Buste paga (Foto Adobe – pensioniora.it)

Un segno dei tempi riguardante lo sfaccettato mondo del lavoro non è rappresentato soltanto dagli sbocchi che può offrire come finalità pensionistiche. Negli ultimi anni, si è assistito ad un considerevole ridimensionamento del lavoro dipendente, incalzato dalle richieste di apertura delle partite iva. Rilevante è dunque l’inesorabile passaggio dallo stipendio alla gestione di compensi da lavoro autonomo. 

È vero che per una buona parte delle ragioni “positive” di questa trasformazione, vi è alla base un accesso agevolato alla titolarità della partita iva: ovviamente, questo è accaduto detassando lo storico carico contributivo alle spalle del libero professionista. Si è avuta così (da pochi anni per la verità) la formulazione del regime forfettario per i primi 5 anni dall’apertura della partita iva, il quale ha introdotto una serie di agevolazioni fiscali in termini di prelievo annuo.

Trattenute in busta paga in più: da cosa derivano

Buste paga (Foto Adobe – pensioniora.it)

Di fatto, però, l’economia italiana si regge saldamente sulle care e vecchie buste paga del lavoro dipendente: dalle industrie alle aziende, passando per l’agricoltura, sebbene i contratti siano sempre più “liquidi” e “ibridi”. Con i lavoratori dipendenti persiste altresì il lavoro di sostenibilità da parte dell’INPS, in particolare se è presente, intorno al lavoratore, un contesto familiare a carico.

Si associa ovviamente un’iniziativa governativa che è tutt’altro di seconda importanza, anzi affiancata all’articolato adeguamento del sistema pensionistico. L’iniziativa più “aggiornata” da menzionare riguarda il taglio del cuneo fiscale contributivo, ossia la defiscalizzazione delle trattenute in busta paga tramite una doppia forbice: 7% fino ai redditi di 25mila euro annui; 6% fino ai 35mila euro all’anno.

Queste percentuali, approvate dal Consiglio dei Ministri assieme all’intero Decreto Lavoro surclassano i vecchi tagli del 3 e del 2%. Nessuna preoccupazione: meno contributi trattenuti non si tradurrà in un abbassamento della pensione futura. Un allarme non di poco conto concerne invece la presentazione del modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi. Maggiori trattenute, dopo il termine di presentazione di settembre potrebbe arrivare dal conguaglio IRPEF a debito: potrebbe verificarsi a causa di redditi dichiarati provenienti da più datori di lavoro o da collaborazioni; oppure da redditi sui quali il sostituto di imposta ha erroneamente calcolato l’IRPEF. Il debito viene restituito a partire da novembre usufruendo della rateazione da 2 a 5 rate. Altrimenti si può scegliere di pagare il dovuto tramite il modello F24. 

Impostazioni privacy