Dichiarazioni redditi, cosa rischi se hai omesso dati di proposito

Cosa succede in caso di dichiarazione dei redditi con elementi non correttamente inseriti o addirittura tralasciati

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Dichiarazione redditi (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il più importante impegno per i contribuenti taliani è senza ombra di dubbio la dichiarazione dei redditi che ogni anno coinvolge milioni di lavoratori, imprenditori, professionisti pensionati e così via. A tutti è noto che questo documento fa stilato con la massima cura per evitare problemi e grattacapi in fase di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Ma in caso di errori, di dimenticanze involontarie o peggio ancora di omissioni volontarie che cosa si rischia? Dimenticare alcuni compensi ricevuti per collaborazioni e attività autonome, per esempio, magari per cifre non enormi causa comunque delle conseguenze. Il fisco è in grado di di incrociare e confrontare un gran numero di dati e informazioni e le possibilità di evitare problemi nel tempo sono inesistenti. Insomma farla franca non è possibile.

Omettere informazioni nella dichiarazione dei redditi, conseguenze

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Dichiarazione redditi (Foto Adobe – pensioniora.it)

Un tipico esempio di dichiarazione infedele ai dati reali è quella in cui si dimenticano dei compensi, con la conseguenza di redditi dichiarati inferiori a quelli reali. Effetto identico se si dichiarano crediti, detrazioni, deduzioni non spettanti. Omettere la retribuzione avuta per una collaborazione anche occasionale determina dei risultati che non corrispondono a quelli che si hanno con l’incrocio dei dati.

Diciamo subito che una dichiarazione infedele assume i contorni del reato quanto supera cifra ingenti, oltre i 100mila euro e la percentuale sottratta alla tassazione supera il 10% del totale. In questi casi si rischia fino da 2 anni fino a quasi 5 anni di carcere. Al di sotto di queste cifra si rischiano solo sanzioni amministrative per quanto pesanti.

Quindi la soglia di punibilità penale di questo reato tributario è alta, ma alla portata di imprenditori, professionisti e manager. Comunque le sanzioni amministrative sono dure: dal 90 al 180% dell’imposta maggiore dovuta. L’avviso di accertamento contiene infatti l’imposta maggiore dovuta, la sanzione e gli interessi.

Ci sono poi le aggravanti per l’uso di documentazione falsa o per la simulazione di circostanze non vere con sanzioni che crescono tra il 135 e il 270% dell’imposta evasa. Nei casi di lieve entità con imposta maggiore non oltre il 3% di quella dichiarata e non supera i 30mila euro, la sanzione la sanzione va tra il 60 e il 120%, con aggravi nel caso di documentazione falsa.

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