Postepay, rischi controlli se ricevi troppi soldi in p2p?

Quali controlli sono presenti per la Postepay, ci sono sono verifiche delle autorità in caso di utilizzo del p2p?

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Postepay (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il sistema p2p di Postepay è u sistema molto utile e innovativo che consente di ricevere e trasferire denaro da una carta all’altra in odo semplice e sicuro. Non si tratta di una modalità complessa, basta avere a disposizione l’applicazione da smartphone Postepay e una carta associata. Questa procedura è anche molto pratica per i pagamenti diretti e immediati mediante il dispositivo telefonico.

Con il sistema p2p due dispositivi connessi alla rete internet possono collegarsi tra loro condividendo somme di denaro, utilizzando la stessa applicazione. Si tratta di una modalità ormai largamente diffusa in tutto il mondo e che comincia a farsi largo anche in Italia. Con il servizio di Poste italiane si può inviare gratuitamente fino a 25 euro al giorno da una carta all’altra, altrimenti con una commissione di 1 euro.

Postepay i controlli sulle transazioni

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Poste italiane (Foto Adobe – pensioniora.it)

Ma questi movimenti vengono segnalati e controllati dall’Agenzia delle Entrate? Una carta Postepay, anche prepagata, non ha necessità di un conto postale aperto anche se consente una serie di operazioni dal prelievo al pagamento di prodotti e sevizi acquistati. Si carica della somma di denaro decisa dal titolare e non ha costi di gestione, ma i movimenti sulla carta sono monitorati?

Si anche le carta postepay e i movimenti con p2p sono controllati dal Fisco. Per legge ogni banca, istituto di credito e le Poste devono comunicare all’Agenzia delle Entrate, o meglio all’Anagrafe tributaria, tutti i rapporti con i propri clienti, compresi quindi quelli con carte prepagate. Ma non soltanto tutte le movimentazioni della clientela devono essere comunicate. Tutte le informazioni sono contenute in un archivio informatico nel quale l’amministrazione finanziaria può accedere per ogni controllo del caso.

Queste verifiche si intensificano nel caso di sospetta evasione coinvolgendo tutti i soggetti in possesso di una carta con la quale si effettuano scambi e transazioni monetarie dal professionista al dipendente, dal disoccupato al pensionato senza distinzioni. Quindi anche spostamenti di piccole somme di denaro mediante tecnologia p2p sono registrati e monitorati, se si ripetono nel tempo.

Qualsiasi trasferimento di denaro passa agli archivi dell’Anagrafe tributaria e si rischia un controllo se emergono elementi contraddittori o incongruenti. D’altra parte basta pensare che anche le carte prepagate senza iban vanno inserite nella documentazione per il rilascio della certificazione Isee.

Verifiche anche sul p2p

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p2p (Foto Adobe – pensioniora.it)

Quindi appare evidente che ricevere troppo denaro e in modo regolare in modalità p2p non passa di certo inosservato all’Agenzia delle Entrate. Potrebbe trattarsi di un compenso per un’attività lavorativa in nero, non denunciata regolarmente, potrebbe essere il pagamento di un acquisto di un bene (a meno che non sia usato). Tra l’altro nell’archivio dei rapporti finanziari, la banca dati dell’anagrafe tributaria, le comunicazioni dell’operatore finanziario sono trasmette regolarmente, con i dati identificativi e contabili di tutti i titolari di strumenti finanziari.

Le comunicazioni sono annuali, con i saldi relativi al rapporto all’inizio e alla fine dell’anno, e mensili con i dati relativi ai rapporti finanziari e alle operazioni extraconto (allo sportello in contanti o in assegno). Viene comunicata la giacenza media annua e altri dati finanziari. Infine si deve ricordare che i controlli possono riguardare anche operazioni fatte in passato, fino ai 5 anni precedenti e questo proprio ai fini degli accertamenti fiscali del reddito.

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