Dichiarazione successione: quando è obbligatoria e quando no

La dichiarazione di successione la procedura da seguire in determinati casi, una breve panoramica sulla questione

non obbligatoria
Dichiarazione di successione (Foto Adobe – pensioniora.it)

Alla scomparsa di una persona cara, di un familiare, di un congiunto si affronta non solo il dolore della scomparsa e del lutto, ma anche una serie di incombenze e obblighi burocratici inevitabili. Sono questioni che richiedono attenzioni e seppure non in tempi brevissimi devono essere risolte e per evitare seccature e noie in una fase successiva.

Tra le altre procedure da seguire e documenti da produrre, bisogna ricordarsi di presentare la dichiarazione di successione, un obbligo che deve essere seguito dagli eredi, dai legatari e dai chiamati all’eredità entro 12 mesi l’apertura della successione che di solito si va coincidere con la data di morte della persona. Il documento può essere prodotto direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate o mediante la mediazione di un intermediario autorizzato come un Centro di assistenza fiscale (CAF). Ci sono comunque delle eccezione a questo obbligo che può essere utile conoscere.

Dichiarazione di successione quando è necessaria

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Eredità (Foto Adobe – pensioniora.it)

La dichiarazione di successione come detto va presentata entro dopo 12 mesi dal decesso della persona dalla quale si eredita una somma superiore a 100mila euro o un bene immobile. Nel caso di più eredi basta un’unica successione. Effettuare una dichiarazione in ritardo causa delle sanzioni da pagare e comunque dopo 10 anni dalla morte del soggetto se la dichiarazione non è presentata l’Agenzia delle Entrate procede all’accertamento e alla liquidazione dell’imposta.

Ma quando non si è obbligati alla presentazione di questo documento? Esistono dei casi specifici che debbono verificarsi contemporaneamente e che si possono facilmente indicare in:

  • eredità non oltre i 100mila euro;
  • eredità non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari;
  • eredità è destinata ala congiunto e ai parenti di primo rado del defunto.

In caso di sopravvenienze ereditarie, le condizioni potrebbero venire meno e la dichiarazione di successione dover essere presentata in ugual modo. Con la dichiarazione vengono applicate anche le imposte di successione e nel caso sia incluso un immobile nell’eredità con versamento tramite conto corrente. Le aliquote poi cambiano a seconda delle condizioni degli eredi.

  • aliquota al 4 per cento nel caso di parenti in linea retta o coniuge, ma solo per la parte eccedente un milione di euro,
  • aliquota del 6 per cento in caso di eredità a fratelli e sorelle di beni immobili e sul valore netto che eccede i 100mila euro. Questa aliquota è valida per i parenti fino al quarto grado, ma senza alcuna franchigia;
  • aliquota all’8 per cento per i lasciti ad altri soggetti sul valore totale senza franchigia.

Il pagamento dell’imposta di successione e altro

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Eredità (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il versamento dell’imposta di successione avviene con il modello F24, inserendo i relativi codici tributo. Per somme consistenti oltre i 1.000 euro si può richiedere la rateizzazione. L’unico modo per evitare l’imposta è rinunciare all’eredità, altrimenti non resta che pagarla. In caso di rinuncia si perdono i diritti ai beni e ai debiti del defunto.

Ma occorre formulare la rinuncia alla successione nei tempi e nelle modalità indicate dalla legge, consapevoli che invece una volta accettata l’eredità non è poi possibile rinunciarvi in un secondo momento.

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