Se puoi andare in pensione nel 2023 fallo | Cosa rischi dopo

Alcuni lavoratori che si avvicinano alla pensione dovrebbero andare in quiescenza prima che la riforma previdenziale 2023 entri in vigore

pensione 2023 condizioni
Pensione (Foto Pixabay)

Il tema pensioni diventa sempre più complesso. Anche perché le parti sociali e politiche non sono d’accordo fra di loro. Il nuovo Governo non ha introdotto nel Ddl Bilancio una nuova riforma previdenziale. Si attende per il prossimo anno, verso la fine del 2023. Per ora le persone che possono andare in pensione anticipata, valutano a fondo se è conveniente. Difatti a fronte dell’adesione alle varie Quote, contributive più anzianità, si potrebbero perdere anni di contributi. E magari qualcuno preferisce attendere l’ultimo anno ultile in cui può lavorare per poter mettere da parte un bel gruzzolo.

Tuttavia si deve stare attenti. Anche se il nuovo Governo per il momento non si è sbottonato più di tanto, analisti ed esperti già prevedono cosa aspettarsi dalla riforma della pensione per il 2023. E per molti non sono buone notizie.

Pensione 2023, la riforma che penalizzerà alcuni lavoratori

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Pensione (Foto Pixabay)

Al momento esistono delle formule di pensione anticipata, come la Quota 102, che consente di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi. Raggiungendo questa cifra il lavoratore può fare richiesta di pensionamento entro il 2022, senza dover attendere i 67 anni della legge Fornero. Il prossimo anno ci si attende una Quota 103, con meccanismi simili, almeno fino al compimento della riforma. Inoltre i cosiddetti lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare presto, possono andare in pensione senza vincolo di età. Avendo accumulato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini ed uno in meno per le donne.

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Ed è ancora in vigore l’opzione donna. Con la riforma previdenziale, che mira ad anticipare per molte categorie l’età pensionistica, probabilmente saranno previste delle penalizzazioni in termini di importo della pensione. D’altronde è intuitivo. Per non pesare ulteriormente sulle casse statali, se più persone vanno in pensione, la distribuzione della cifra mensile deve per forza essere inferiore.

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Dunque, in sostanza, coloro che possono andare in pensione prima della riforma del 2023, farebbero meglio a farlo. Altrimenti rischierebbero che gli anni di contributi in più subiranno una penalizzazione.