Chi aumenta la pensione così ora rischia tantissimo

Per un aspetto poco considerato, incluso nelle tabelle previdenziali, si potrebbe perdere parte dell’incremento ottenuto di recente. Ecco perché

quanto si perde con aumento pensione
Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Nello scorso anno, l’attenzione sulla crisi energetica ed economica generatasi dal conflitto in Ucraina ha posto una enorme quantità di istanze sui rischi di carattere finanziario nei confronti delle istituzioni da parte dei cittadini. D’altronde, oltre al notorio aumento dei prezzi del carburante e del gas, sono susseguiti a stretto giro gli incrementi generalizzati del costo della vita, estesi sui prezzi dei beni al consumo.

La parallela e inarrestabile corsa dell’inflazione ha contribuito ad una maggiore deriva dei livelli minimi di persistenza, dopo quelli di garanzia per tener al caldo le proprie case. La risposta istituzionale, seppur tardiva, ha riguardato il rilascio di finanze straordinarie che si sono tradotte, almeno all’inizio dell’emergenza, nei bonus da 200 e 150 euro verso i redditi delle fasce basse – rispettivamente – fino a 35mila e fino a 20mila euro.

Si potrebbe perdere l’aumento della pensione con questa procedura

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Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

L’erogazione delle una tantum ha attraversato dallo scorso giugno, i mesi più drammatici dei ritmi altalenanti dell’inflazione, giungendo alle odierne prime settimane del 2023. Ma forse la misura più strutturale, in questo senso, è rappresentata dalla decisione – per decreto del governo Draghi – dell’anticipo di una parte dell’adeguamento ISTAT degli importi pensionistici. 

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Iniziata dallo scorso mese di ottobre con l’incremento in base all’indice previsionale sui prezzi al consumo pari al 2 per cento, da gennaio, il rialzo degli importi è stato elevato secondo il nuovo indice (effettivo) del 7,3 per cento. Tali aumenti sono tutt’oggi suscettibili dell’applicazione delle aliquote sugli scaglioni reddituali. In effetti, si è trattato di un aumento straordinario, il quale si affianca a funzioni esistenti per far decollare il proprio importo pensionistico.

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Il riferimento è alla ricongiunzione dei contributi, necessaria, in particolare per i liberi professionisti per accorpare quei redditi prodotti da attività professionali seguite a non rare interruzioni. Incluse le interruzioni per malattia o infortuni: esse possono essere riscattate all’interno del calcolo della pensione grazie ad un’apposita copertura assicurativa. La ricongiunzione avviene nel caso in cui i contributi derivino da differenti gestioni previdenziali. Si ottiene dietro il pagamento di un onere da parte del lavoratore, che può essere altresì rateizzato. Lo stesso è soggetto alla rivalutazione ISTAT, pertanto per il 2023, i contribuenti dovranno sborsare oneri sui quali è applicato un tasso complessivo del 8,1 per cento.

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