Aprire un autogrill costa ‘poco’: il capitale necessario

Ecco la spesa prevedibile per avviare un autogrill, a quanto dovrebbe ammontare il capitale iniziale dell’investimento

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Autogrill (Foto Adobe – pensioniora.it)

Chiunque viaggi su un’autostrada italiana conosce il marchio di Autogrill che da anni accompagna gli automobilisti nei loro viaggi in ogni luogo della penisola. Un caffè, la colazione o il pranzo, uno spuntino veloce e un po’ di riposo, gli autogrill sono spazi in qualche modo familiari, riconoscibili anche se un po’ monotoni, in fondo si somigliano tutti.

Ma il loro scopo non è stupire il cliente, ma offrire servizi di ristoro che consentano di affrontare un viaggio in autostrada nelle migliori condizioni possibili. Autogrill è ormai un marchio internazionale, di proprietà per il 50 per cento del capitale sociale del gruppo svizzero Dufry A.G., entrato nella società da appena pochi mesi.

Invetsimenti per iniziare un’attività di Autogrill

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Autogrill (Foto Adobe – pensioniora.it)

L’operazione di apertura di un Autogrill può apparire complicata con difficoltà burocratiche e finanziarie. In realtà, in presenza di un ben chiaro businnes plan e di un capitale iniziale valutabile in qualche decina di migliaia di euro, l’apertura del locale non è impossibile. Va ricordato innanzi tutto che un’attività con il marchio Autogrill può essere avviata esclusivamente in franchising.

La proposta di affiliazione va fatta direttamente all’azienda attraverso i canali ufficiali e seguire tutto l’itere previsto. Atrimenti se si pensa di aprire un’attività propria occorre partecipare ai bandi regionali o alla gare di appalto, per le concessioni di lotti destinati alla gestione dei servizi carburanti e ristorazione, delle società autostradali. In tal caso le spese lievitano molto, andando dalla costituzione della società (SRL, SRLS, individuale) con capitali iniziali diversi.

Una SRL deve avere un capitale iniziale di almeno 10mila euro per esempio. Ma oltre a questo vanno aggiunte le spese per tutte le pratiche burocratiche e le autorizzazioni per la somministrazione di bevande e cibi. E se non di proprietà l’acquisto del locale. Vi deve essere l’idoneità del locale fatta dalla Asl compotente per il territorio e l’attestazione HCCP.

Ci sono poi tutte le pratiche della parte fiscale dall’apertura della partita iva alle comunicazioni a Inps e Inail, dall’iscrizione alla Camera di commercio alla Scia del comune, dall’autorizzazione alla vendita degli alcolici a quella per l’esposizione dell’insegna. Poi ci sono attrezzature, personale, utenze, materie prime. Insomma un’investimento molto considerevole per centinaia di migliaia di euro

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