Cosa succede se smetti di pagare le rate Tari

Ecco le novità del 2023 relative all’imposta municipale sul pagamento dei rifiuti, ivi compresi gli effetti su ritardi e pagamenti omessi. Di cosa si parla

pagamento saltato scadenza tari
TARI 2023 (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il primo giorno in cui si va ad abitare presso una casa tutta propria suscita indubbiamente un’emozione simile a quella, ad esempio, del giorno del matrimonio, o della lunga giornata in cui è nato un figlio. D’altronde, si tratta di un desiderio del tutto fisiologico tra i giovani, che siano coppie o single; arriva un momento in cui il bisogno di autonomia, di spazi di vita propri prendono corpo negli orizzonti e occorre fare tutto il possibile per realizzali. Oggigiorno si tratta di un’impresa non da poco, ma soprattutto, che è sempre più complicato affrontare da soli.

Non a caso, ad essere coinvolti sono i genitori dell’aspirante proprietario. Esistono ancora oggi delle generazioni di genitori con forze economiche sufficienti per affrontare le varie tappe di un percorso di avvicinamento, quale esso rappresenta, appunto, l’acquisto di un immobile. Pertanto la principale dimostrazione per la presenza di buone risorse economiche, risulta essere la richiesta di un mutuo presso un istituto di credito; e in tale contesto, i genitori ripongono il ruolo delle migliori garanzie, in presenza di uno stipendio o di una buona pensione, meglio ancora con un immobile già intestato.

Cosa succede se non si versano le rate Tari

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TARI 2023 (Foto Adobe – pensioniora.it)

Certo, la spesa non si limita all’onore e all’onere della compravendita, né tantomeno una volta restituita l’ultima rata del debito. Come qualsiasi oggetto o ambiente che si rispetti, vi è il mantenimento della casa, concetto questo che include una lunga lista di spese ricorrenti: dai costi del condominio, se l’immobile è annoverato all’interno di uno stabile più o meno residenziale, i costi della manutenzione degli spazi in condivisione così come una sana manutenzione dei dispositivi (caldaia, condizionatore ecc.), tra l’altro obblighi di legge; tutto per finire al capitolo tasse e imposte.

Come è noto gran parte delle cosiddette prime case è scevra dall’imposizione delle tasse erariali. La nota IMU, infatti, l’imposta municipale sugli immobili, viene versata su seconde case, altri tipi di immobili e pertinenze oltre le prime; ma anche su quelle prime case che includono ville, residenze storiche e di lusso, abitazioni sottoposte a contratto di comodato o leasing. Pochi giorni mancano alla fatidica scadenza relativa al pagamento della prima rata, il 16 giugno. Ma ancora non basta: esiste un’altra imposta da elargire che si abbia una prima o una seconda casa: la TARI.

La TARI consiste nel contributo che i cittadini versano ai Comuni per lo smaltimento dei rifiuti, tramite il servizio di raccolta nelle città. Nello specifico, la tassa equivale nell’importo al calcolo presuntivo sulla quantità di rifiuti prodotti e il numero dei componenti della famiglia che abita l’immobile; infatti, va integrata con il dato sulla superficie dell’immobile (mq)  e il numero di quanti occupano la residenza. In genere, il pagamento della TARI è organizzato in tre tranche di scadenze: fine aprile, fine luglio e salto al 31 dicembre. Le modalità di pagamento sono quelle del bollettino postale precompilato o l’alternativa del modello F24, con l’inserimento dei dati personali del contribuente, dei codici tributo e dell’importo da versare. La tassa del 2023 prevede sanzioni per ritardato pagamento, da includere nel ravvedimento operoso: di solito sono pari al 30% della tassa; entro 90 giorni, la sanzione viene dimezzata; entro 15 giorni, la riduzione è pari a 1/15. Il mancato pagamento, invece, diventa illecito tributario, se non sono state versate somme inferiori a 30mila euro; sopra i 30mila euro, si considera il reato di evasione fiscale.

 

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