Dipendenti pubblici in pensione: cosa accade dopo l’ultimo stipendio

L’Ente di previdenza concede corsie agevolate ai dipendenti statali che decidono di andare in pensione. Ecco come funziona

Dipendenti pubblici in pensione: cosa accade dopo l'ultimo stipendio
Pensione dipendenti pubblici (Foto Adobe)

Pochi giorni sono trascorsi dal termine della calendarizzazione delle pensioni relative ai ratei di settembre. Buona parte degli anziani contribuenti si sono recati presso l’ufficio postale al giorno stabilito secondo l’ordine alfabetico del cognome, e hanno ritirato il trattamento in contanti. Diversamente, altri pensionati hanno usufruito della medesima puntualità comodamente da casa, avendo optato per l’accredito INPS direttamente sul conto corrente personale.

Quello delle pensioni è un tema, in Italia, che presenta dei tratti fortemente irrisolti. La società cambia, il mercato del lavoro si trasforma e contestualmente le istituzioni devono adattare il sistema pensionistico e contributivo alla capacità di apporto alle casse dello Stato dei lavoratori. Il attuale governo uscente lascerà in eredità al nuovo esecutivo l’urgente decisione di una riforma pensionistica.

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Dipendenti pubblici in pensione: cosa accade dopo l'ultimo stipendio
Pensione dipendenti pubblici (Foto Adobe)

Visti i tempi stretti, si dovrà approntare da subito una proroga o una nuova misura provvisoria che scongiuri il ripristino dei termini della Legge Fornero dal 1° gennaio 2023. Con la scadenza della “provvisoria” Quota 102 – 64 anni di età e 38 anni di contributi – i partiti lanciano le loro proposte sul piatto della campagna elettorale. Alcune forze (quelle che attualmente sono all’interno della compagine di governo) hanno scelto la linea della continuità, facendo leva sul rafforzo degli strumenti sociali agevolativi, come l’APE e l’Opzione Donna.

Altri partiti stanno guardando oltre la Fornero, delineando una quota contributiva fissa per tutti i lavoratori e garantendo un importo secco minimo sulle pensioni. Altri ancora sono più cauti e immaginano un sistema misto tra l’impianto attuale e la semplificazione su specifiche uscite dal mondo del lavoro. Sin d’ora, per la verità, esistono vie rapide per ottenere la pensione in anticipo e sono quelle che l’INPS applica sui dipendenti pubblici. 

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Per essere precisi, non stiamo parlando – almeno in questo contesto – di requisiti dedicati al settore pubblico, ci riferiamo piuttosto allo snellimento burocratico che la Pubblicazione Amministrazione sta operando su soggetti aventi diritto al congedo, cercando di raggiungere quel ricambio generazionale in grado di promuovere nuove energie e competenze, nonché più immediate soluzione nei servizi al cittadino.

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La riorganizzazione dei canali sta raggiungendo buoni livelli di efficienza grazie alla diffusa digitalizzazione dei dati, che permette di mettere in comunicazione i diversi uffici della gestione previdenziale di condividere simultaneamente le informazioni. Rimangono ancora troppo lunghi i tempi sulla consegna del trattamento di fine servizio (TFS): non prima di un anno, in caso di pensione; due anni, per licenziamento o dimissioni; 105 giorni, in caso di morte o invalidità. Per ovviare ai ritardi è stato messo a punto con le banche un sistema di finanziamento agevolato per una somma equivalente all’ammontare dell’indennità di servizio, non oltre i 45mila euro. 

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